Unical olio extravergine

Unical, olio extravergine – COSENZA – Arriva dall’Università della Calabria la prima, seria e soprattutto scientifica risposta al duro colpo inferto al “Made in Italy” dalle 15 tavole illustrate con cui a fine gennaio il New York Times ha spiegato agli americani come tanto di quell’olio extravergine di oliva orgoglio tricolore sia in realtà risultato di vergognose e scorrette sofisticazioni. Olio spacciato per italiano e invece importato da Spagna, Grecia, Tunisia, Marocco, per essere manipolato, miscelato, reimbottigliato e immesso sul mercato in modo fraudolento.

Ebbene, i ricercatori Giuseppina De Luca e Loredana Maiuolo, assieme al direttore del dipartimento di Chimica dell’ateneo di Arcavacata, Giovanni Sindona, hanno perfezionato una tecnica innovativa, basata sulla metolodogia della risonanza magnetica, che consente di stabilire, con precisione assoluta, la freschezza dell’olio d’oliva, oltre a tracciarne l’origine senza ombra di dubbio. Il brevetto, già autorizzato dall’Università, sarà depositato la prossima settimana, annunciandosi come una novità assoluta nel panorama delle attività e delle iniziative finalizzate ad assicurare la migliore qualità di prodotti, come appunto l’olio d’oliva, che hanno un larghissimo uso quotidiano.

“L’unità di ricerca dell’Università della Calabria – è scritto in un comunicato – aveva già da tempo pubblicato su riviste internazionali un criterio per tracciare l’origine del prodotto basata sulla identificazione e dosaggio di quei microelementi presenti nell’olio che lo riconducono alla terra dove è coltivato. Ciò significa che è possibile, adesso, fornire un servizio a quei produttori onesti che, al di là di ogni dubbio, e non facendo riferimento ad aleatorie prove organolettiche, vogliono sia certificata in maniera scientificamente valida l’origine del loro prodotto”.

Nota per le sue applicazioni nella diagnostica medica, la risonanza magnetica si è rivelata uno strumento fondamentale di indagine a livello molecolare. Il brevetto in questione, in particolare, interpreta in maniera efficace e puntuale un disciplinare relativo all’alta qualità dell’olio extra vergine d’oliva, contenuto nel decreto ministeriale del novembre 2012. Disposizione che definisce l’indice di invecchiamento di un olio in funzione del rapporto 1,2-/1,3-gliceridi, che può variare da un minimo del 70%, per oli prodotti nel periodo novembre-marzo, al 50% per quelli prodotti nel periodo agosto-ottobre.

L’Università della Calabria considera i risultati ottenuti dai suoi ricercatori la più puntuale risposta al clamore e all’indignazione suscitata negli Usa dal servizio del New York Times, ma lancia un chiaro monito a tutti quei produttori disonesti la cui attività ha danneggiato uno degli asset fondamentali delle nostre esportazioni.

“Non poteva esserci migliore risposta – spiga infatti la nota dell’Unical – alle vignette pubblicate il 25 gennaio scorso da Nicholas Blechman sul New York Times, a corredo dell’articolo intitolato Extra Virgin Suicide, cioè l’adulterazione dell’olio extravergine italiano, che hanno fortemente danneggiato l’immagine dell’olio d’oliva italiano a livello mondiale. Ma un significativo segnale è auspicabile venga dato anche alla realtà italiana, che vede nei supermercati la vendita di oli extravergini, inseriti nelle catene di distribuzione da grandi aziende, a meno di 3 euro al chilo”.

[da repubblica.it]

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